Social Commerce è un termine sempre più diffuso.
Social Commerce si riferisce in agli scambi online che usino mezzi di comunicazione sociale e aiutino la vendita e l’acquisto di beni e servizi attraverso contributi ed interazioni sociali.
L’immagine è tratta da The Seven Basic Social Commerce Actions e riassume le azioni che corrispondono al social commerce.
- Liste dei desideri
- Regali
- Acquisti di gruppo
- Promozione
- Raccomandazione
- Condivisione
- Valutazione e feedback espresso dal consumatore
L’idea di Social Commerce non nasce nell’era di Facebook
Le prime interazioni sociali non sono legate alla crescita esplosiva di Facebook.
- Ebay nasce quindici anni fa come un sito sociale in cui persone vendono alle persone e si scambiano opinioni e recensioni. Ed è sul concetto di social commerce che eBay diventa il più grande marketplace al mondo.
- Amazon mutua raccomandazioni e promozioni del cliente
- Ciao è stata fondata nel 1999 ed acquisita dal gruppo inglese Greenfield Online prima e da Microsoft poi nel 2008
- Threadless non ha avuto bisogno di social networks per diventare un riferimento nel mondo delle tshirt
- ……….
Oggi abbiamo un panorama vasto di opportunità
- Nel mondo della moda Polyvore, StyleHyve, Weardrobe, ThisNext
- Siti di recensioni ed opinioni dei clienti come BaazarVoice o PowerReviews
- Gruppi d’acquisto come Groupon
- Shopping e divertimento come Rakuten e la sua imminente espansione in Europa
- Co-shopping come Myfab e Decision Step
- Condivisione di servizi come Swipely e Blippy (in forte espansione)
- Liste dei desideri come Wishpot
Allo stesso modo si può considerare Boutiques.com di Google ed il nuovo servizio di eBay Look Book.
Per molto tempo l’ecommerce si è costruito come un elemento solo tecnico legato all’usabilità, ai servizi, alla programmazione, immaginandosi quasi come un mondo a parte, riservato ad un consumatore maturo che agisce solo in funzione della scelta utile. E molte imprese non hanno pensato all’ecommerce come ad un mezzo per monetizzare i servizi, perché l’ecommerce è valutato come bassamente “mercantile”, poco evoluto, rispetto al mondo della conversazione e dei social media.
L’uso delle reti sociali diventa essenziale per i commercianti, proprio perché è cresciuto enormemente l’uso delle reti sociali da parte degli utenti nell’ambito del commercio elettronico.
- Gli utenti esprimono le intenzioni di acquisto e le loro preferenze sui social network
- Gli utenti non cercano più solo recensioni di prodotti, ma cercano una consulenza tra i propri amici.
- E infine, dopo l’acquisto, gli utenti parlano di quello che hanno comperato, raccontano la storia di quello che è successo con il loro prodotto.
In questo contesto merita una grande attenzione il settore degli annunci,( eBay annunci, subito, bakeka per stare in Italia ) e tutto quanto permette il contato diretto, persone che vendono a persone. Un mondo che sta crescendo con velocità esponenziale.
Eppure c’è ancora molto da fare.
Trovo che ci sia molta enfasi sulle potenzialità e sulle rivoluzioni a venire, senza fare bene i conti con la realtà.
L’ enfasi intorno ai negozi su Facebook, alle applicazioni come Payment, Shop Tab o Boosket rischia di essere appunto solo foga momentanea, con il rischio di passare di “rivoluzione” in “rivoluzione” perdendo di vista la cosa essenziale.
Voglio dire che prima ancora che un affare di conversazioni, reti, opinioni, recensioni, community management, per realizzare una vendita online (ed offline allo stesso modo) bisogna essere certi e sicuri dei fondamentali:
- conoscenza della domanda
- pertinenza dell’offerta
- coerenza della gamma proposta
- coerenza del prezzo
- assortimento profondo oppure esteso a seconda delle condizioni
- capacità di consegna
- servizio clienti
Facebook e tutti i social networks della rete non possono integrare, compensare o sostituire nulla, se il servizio commerciale è male impostato, mal costruito o gestito. Tutte quello di cui stiamo parlando impatta principalmente sull’esperienza del cliente (che è fondamentale), ma non agisce in caso di assortimento difettoso, non pertinente, proposta incoerente, prezzi errati, prodotti mal presentati, carrelli abbandonati. Su questa strada c’è ancora molto da fare e molto da imparare dal commercio di strada.
photo credit: Leezfield