Mi interessa proporre una serie di post sul cambiamento nel mondo del retail. Noi abbiamo una visione statica del commercio, ma nei fatti non è così. Mentre il commercio esiste da sempre, il commercio nei negozi esiste da 200 anni, la grande distribuzione e la vendita a catalogo da poco più di 100 anni, l’ecommerce da poco più di 20 anni.
La sensazione è che il commercio al dettaglio stia attraversando il cambiamento che ha coinvolto l’industria della musica negli ultimi 10 anni e che si possano trarre dei paralleli tra i due mondi. C’è sicuramente una fase di frizione nel retail, ma un mix di strumenti sociali ed il mobile stanno spingendo velocemente verso il cambiamento.
Industria della musica.
L’industria della musica ha fatto danaro con un modello di distribuzione chiuso per i suoi prodotti, fino a quando non è entrato nel mercato un soggetto come Napster che ha mostrato agli appassionati di musica che potevano ottenere quello che cercavano, quando volevano e come volevano, e soprattutto senza pagare nulla. Napster ed i servizi analoghi hanno innescato una ristrutturazione a livello industriale che ha visto il valore delle vendite dimezzarsi in 10 anni.
In questo contesto, i servizi come iTunes di Apple, hanno solo messo una pezza, ma non hanno impedito il cambiamento totale del settore. Negli Stati Uniti la spesa in musica è scesa del 50% e continua a diminuire, con l’inevitabile corollario di posti di lavoro persi.
Non c’è dubbio che il file sharing ha modificato il modo in cui si consuma la musica e non c’è da meravigliarsi se l’81% dei ragazzi tra i 18 e 25 anni ritiene che sia giustificata la condivisione gratuita di download e vede internet come il luogo del regalo e del gratuito. Perché pagare se è gratuito, è il titolo di una dissertazione di Theodore Giletti, molto utile da leggere.
Produzione e consumi.
L’industria della moda, per usare un esempio conosciuto, è stata per molto tempo abituata a dettare il gusto con regolarità stagionale. Più in generale si potrebbe dire che il consumo è stato trainato dalla produzione. Prima la merce veniva prodotta, poi consumata e la catena temporale era lunga, dilatata e diretta dal gusto imposto dalle aziende tramite i fashion designer e le regolari campagne pubblicitarie stagionali. Questo meccanismo oggi si è rotto, perché è il consumo che sta trascinando la produzione.
Negli ultimi dieci anni la superficie commerciale in Italia, e nel mondo occidentale, è più che raddoppiata, ma non sono raddoppiati i consumi che anzi, come conseguenza della recessione, diminuiscono. E’ ragionevole pensare che anche a cambiamento di ciclo economico la superficie commerciale sia in esubero e che nei prossimi dieci anni si passerà attraverso una sostanziale diminuzione dei punti vendita.
Pagamenti.
Dopo PayPal che ha innovato i pagamenti online, il focus si sposta sul pagamento offline e sulla gestione dell’identità digitale. L’innovazione arriva sempre da PayPal, ma anche da Square, da Serve, dai sistemi di pagamento di Google ed Apple. L’obiettivo è rendere le transazioni molto facili, conservando sempre un alto livello di sicurezza.
Cambiamento nel retail.
Il catalizzatore del cambiamento è stato Amazon, che arriva a conquistare il 30% delle quote di mercato delle vendite online. Anche nel retail l’innovazione passa attraverso servizi on Demand e P2P.
Si pensi alle offerte che passano attraverso i nuovi ecommerce che si basano sul Like di Facebook per costruire cataloghi personalizzati.
Come l’industria della musica e dei pagamenti, il retail testimonia l’impatto dei servizi ‘On Demand’ e dei servizi ‘Peer-to-peer’, un modo diverso di fare shopping, puntando al prodotto personale, il luogo personale, il prezzo personale e la promozione personale.
La vendita al dettaglio cambierà profondamente per creare esperienze davvero speciali per l’acquirente.
fonte dell’articolo Is Retail Undergoing A Music Industry Style Change?